Diritti TV e Campionato di Serie A: dal 2018/2019 cambiano i parametri di ripartizione

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Diritti TV e Campionato di Serie A: dal 2018/2019 cambiano i parametri di ripartizione

Con la firma da parte del Ministro dello Sport, Luca Lotti, sui decreti attuativi relativi alla re-distribuzione dei diritti TV, per il calcio italiano cambiano i relativi parametri di ripartizione dei diritti audiovisivi tra le squadre partecipanti al Campionato di Serie A.

La c.d. base fissa, ovvero la percentuale suddivisa in parti uguali tra tutti i club iscritti al campionato, sale dal 40% al 50%.

Cresce anche la quota destinata a premiare i risultati conseguiti, che passa dal 20% al 30% modificando così la relativa suddivisione con criteri meritocratici meno legati alla storia, e più all’attualità.

Da ultimo, il radicamento sociale e il bacino dei tifosi peseranno per il restante 20% premiando le società che riusciranno a riempire gli stadi (anche attraverso politiche di favore nei prezzi dei biglietti), e penalizzando chi non sarà in grado di offrire uno spettacolo all’altezza.

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Dal 2018/2019 saranno quindi destinare maggiori risorse alle squadre medio-piccole, con l’obiettivo dichiarato di diminuire da 4:1 ad un più equo 3:1 il gap con le big (il cosiddetto first to last, cioè il rapporto tra quanto prende la prima e quanto prende l’ultima), e rendere così più competitivo il Campionato di Serie A.

La riforma della Legge Melandri era un tema d’attualità da almeno due anni: temuta dalle grandi squadre e voluta dalle provinciali, essa mira a ridistribuire le risorse provenienti dai contratti televisivi.

Nelle intenzioni del Governo, pertanto, la riforma dovrà aiutare le realtà più piccole ad avere risorse da investire, anche se il rischio è quello di togliere competitività a chi si deve misurare con le multinazionali del calcio europeo.

I nuovi criteri di distribuzione, come detto, modificano in maniera radicale alcuni capisaldi della Legge Melandri: l’aumento dal 40% al 50% della percentuale suddivisa in parti uguali è infatti considerata come la parte centrale della riforma, in quanto diretta a parificare tutte le forze in campo.

Il restante 50%, invece, verrà così suddiviso:

30% in base ai risultati sportivi, di cui:

  • il 15% per i risultati dell’ultimo campionato divisi tra la posizione (12%) e i punti fatti (3%), così da rendere importanti anche le gare di fine stagione tra squadre che apparentemente non hanno più obiettivi di classifica;
  • il 10% per i risultati degli ultimi 5 campionati;
  • il 5% per i risultati storici dal 1946/47 ad oggi;

20% in base al bacino d’utenza, di cui:

  • il 12% per i biglietti da stadio pagati nelle ultime tre stagioni;
  • l’8% per l’audience TV.

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Di seguito, si propone un breve schema riassuntivo di quella che sarebbe la differenza tra i “contributi attuali” ed i “contributi futuri” per le squadre partecipanti all’attuale Campionato di Serie A:

 

SOCIETA’ CONTRIBUTI ATTUALI CONTRIBUTI FUTURI DIFFERENZA
Juventus 107,3 91,0 -16,3
Milan 80,6 79,6 -1,0
Inter 78,2 87,4 +9,2
Roma 68,4 80,3 +11,9
Napoli 68,0 83,9 +15,9
Lazio 55,5 71,6 +16,1
Fiorentina 47,6 66,8 +19,2
Torino 43,8 61,5 +17,7
Sampdoria 39,5 65,5 +26,0
Genoa 36,5 56,4 +19,9
Udinese 35,3 56,9 +21,6
Bologna 34,8 55,7 +20,9
Atalanta 34,1 62,4 +28,3
Chievo 32,3 47,4 +15,1
Cagliari 30,2 48,4 +18,2
Verona 29,4 43,6 +14,2
SPAL 26,9 38,1 +11,2
Benevento 25,9 36,5 +10,6
Crotone 25,4 41,5 +16,1
Sassuolo 24,7 45,4 +20,7

N.B. Dati in milioni di euro annuali. Fonte Calcio e Finanza

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